celine_cousteau__c__bright_light_photography_1E’ eclettica, Celine Cousteau. Dai documentari alle spedizioni in zone remote del mondo, passando per una linea di gioielli disegnata da lei. Ha tanti ruoli, ma un messaggio comune: riconnettere gli uomini alla natura. Un pò come suo nonno, il leggendario Jacques Yves Cousteau, che con le sue esplorazioni ha fatto sognare milioni di persone nel mondo.

La incontriamo a Vienna, in Austria, per supportare la campagna Fish Forward del WWF in tutta Europa.

WWF: Dal tuo punto di vista, quali sono i più grandi problemi causati dall’industria della pesca?

Celine: La pesca eccessiva è indubbiamente un grave problema. Alcune pratiche di pesca sono insostenibili. Credo che dovremmo sostenere di più i pescatori locali, e non permettere pratiche di pesca distruttiva. E questa è una responsabilità condivisa, sia per i consumatori che per le autorità.

La tua raccomandazione a consumatori di pesce?

E’ molto semplice. Ad un consumatore che vuole essere sostenibile suggerisco di cominciare con un cambiamento concreto. Cerca pesce sostenibile, attraverso le certificazioni MSC e ASC, e scegli qualcosa che puoi eliminare dalla tua dieta oppure che puoi sostituire. Vedi se questo può funzionare per te, se la tua vita cambia radicalmente oppure se puoi adattarti al cambiamento. Poi passa ad un altro cambiamento. Un passo per volta, puoi fare davvero la differenza.

Qual è il modo più efficace di sensibilizzare all’importanza della protezione del mare?

Documentari e fotografie sono un mezzo molto potente. Gli uomini in fondo sono creature affascinate dalle immagini. Per questo continuiamo a creare nuovi film, nuovi documentari che portano il regno degli oceani nel salotto di chi non può viverlo davvero. Riuscire a mostrare quelle immagini, insieme ad una storia vera, diventa un modo potente per connettere le persone. Molti scelgono il mare per le proprie vacanze. Il mare dà ristoro, è essenziale per il benessere di ciascuno.

Qual è la più grande minaccia ai nostri mari causata dall’uomo?

L’uomo (ride, ndr.). C’è un detto molto comune che dice che tutto quello che facciamo è connesso agli oceani. Persino lo sviluppo delle coste hanno un impatto sui mari. Tanti sono gli impatti. E’ importante mitigarli, rendendo le persone più consapevoli di quanto la presenza dell’uomo possa essere preziosa ma anche distruttiva.

Tornando indietro nel tempo, sei cresciuta con un nonno esploratore degli oceani. Cosa è cambiato da allora?

Penso ci sia un trend negativo per quel che riguarda le pratiche di pesca. In parte è dovuto alla crescita della popolazione. Ma sempre più persone sono consapevoli che devono cambiare le proprie abitudini di consumo e di “uso” del mare. Cominciando da cose semplici, come non toccare o camminare sui coralli. La nostra consapevolezza e la possibilità di accesso alle informazioni hanno migliorato la nostra comprensione ed educazione di come rispettare il mare. E ancora tante persone mi dicono che mio nonno è stato di ispirazione per loro. Abbiamo davvero bisogno di persone come lui che continuino questo lavoro.

Come te…

Come me (sorridendo, ndr.). Ce ne sono tante di persone fonte di ispirazione, ma mai abbastanza.

Cosa ti fa essere ottimista sul futuro dei nostri mari?

Stiamo pensando di più con approccio integrato. Parlo abitualmente con rappresentanti dell’industria della pesca, con chi perlustra i fondali marini più profondi, petrolieri, operatori turistici. Sappiamo di dover lavorare tutti insieme, perchè il mare è un interesse che abbiamo comune per il futuro. Probabilmente per ragioni diverse, ma in comune c’è la necessità della salute del mare: il dialogo è essenziale tra settori diversi. E tutto questo mi dà speranza.

Come vedi il lavoro del WWF sul mare?

Quello che mi piace davvero della campagna Fish Forward è l’idea di guardare alle piccole comunità locali nei Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di aiuto per le loro pratiche di pesca, come veri e propri artigiani che hanno bisogno di essere sostenuti. Loro provvedono a fornire cibo a gran parte della popolazione. Noi dobbiamo sostenere queste economie sostenibili. E se sono una pratica di pesca insostenibile, dobbiamo offrire un’alternativa – è una nostra responsabilità.

Images:
© Michael Clark / photography for causecentric productions
© bright light photography / WWF